Das studium des italienischen: der entwicklung der litterärsprache

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F. Schulthess, 1879 - 113 pages
 

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Page 27 - ... per la qual cosa non ne cercate altramente gli scrittori, a quello del popolaresco uso tenendovi, senza passar più avanti, il quale nel vero non è mai così gentile, così vago, come sono le buone scritture. Ma gli altri, che toscani non sono, da' buoni libri la lingua apprendendo, l'apprendono vaga e gentile.
Page 8 - Magistratu quidem sublimatum videtur, cum de tot rudibus Latinorum vocabulis, de tot perplexis constructionibus, de tot defectivis prolationibus, de tot rusticanis accentibus...
Page 38 - I pregi delle lingue si escludono reciprocamente. Una collezione di termini propri e distinti per ogni idea affogherebbe la memoria, e toglierebbe alla lingua la vivacità: il sistema dei traslati e delle derivazioni genera confusioni ed equivoci. La costruzione logica degl'Italiani e Francesi rende la lingua più precisa e meno animata, le inversioni dei Latini interessano il sentimento, ma turbano l'intelligenza.
Page 44 - Se egli è giusto il dire che il linguaggio non istà tutto negli «scrittori, non si vorrà per questo affermare che si trovi intero fuori «degli scrittori. Certi fatti mentali, e certe più fine relazioni e determi«nazioni del pensiero, non si vedono distintamente e non vengono signifi«cate, se non quando si scrive, cosicchè alcuna piccola parte de...
Page 8 - Nam sicut totum hostium cardinem sequitur ut, quo cardo vertitur, versetur et ipsum, seu introrsum seu extrorsum flectatur, sic et universus munidpalium grex vulgarium vertitur et revertitur, movetur et pausat secundum quod istud. quod quidem vere paterfamilias esse videtur.
Page 48 - Debba per conseguenza scegliere gli argomenti pei quali la massa dei lettori ha o avrà, a misura che diverrà più colta, una disposizione di curiosità e di affezione, nata da rapporti reali, a preferenza degli argomenti, pei quali una classe sola di lettori ha una affezione nata da abitudini scolastiche, e la moltitudine una riverenza non sentita né ragionata, ma ricevuta ciecamente.
Page 38 - Quindi niuna autorità d'un individuo o d'un corpo può mai nemmeno in progresso arrestare o circoscrivere la libertà della nazione in fatto di lingua; quindi la nazione stessa, ossia il maggior numero dei parlanti, avrà sempre la facoltà di modificare, accrescere e configurar la lingua a suo senno, senza che possa mai dirsi esser questa una lingua diversa finché non giunge a perdere la sua struttura caratteristica. Quindi...
Page 3 - Le antiche rime volgari secondo la lezione del Codice vaticano 3793, pubblicate per cura di A. d'Ancona e D. Comparetti. Vol. I. Bologna, Romagnoli 1873 , in der Collezione di opere inedite o rare dei primi tre secoli della lingua pubblicata per cura della Regia Commissione pe
Page 11 - ... nel corso dei secoli. Emancipatasi dal latino prima della prosa, fu in essa più certo l'uso della lingua ed ebbe consenso che l'altra non ebbe: quindi noi troviamo che in sulla fine del quattrocento v'era una lingua nazionale della poesia, che nulla ha per noi...
Page 34 - Sognai che al collo un vago laccio avea , E una striscia di neve in mezzo al petto. Era in un praticello, ove sedea Clori di ninfe in un bel coro eletto ; Io d'ella, ella di me prendea diletto ; Dicea: corri, Lesbino; ed io correa. Seguia: dove lasciasti, ove sen gio, Tirsi mio, Tirsi tuo, che fa, che fai ? Io gia latrando, e volea dir: son io.

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