Dell'unificazione della lingua in Italia: Libri tre

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Successori Le Monnier, 1869 - 430 pages
 

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Page 292 - Se allo scrivere, che è pensato parlare, si può i dovuti artifici aggiugnere, senza tagliare i nerbi alla lingua, che sono le proprietà, come a me pare che noi facciamo scrivendo non in lingua nostra propria e viva, ma in quella comune italiana, che non si favella, ma s...
Page 123 - Seneca e Numa Pompilio. Ed il volgare di cui parliamo, il quale è innalzato di magisterio e di potenzia, innalza i suoi di onore e di gloria. E ch'el sia da magisterio innalzato, si vede, essendo egli di tanti rozzi vocaboli italiani, di tante perplesse costruzioni, di tante difettive pronunzie, di tanti contadineschi accenti, così egregio, così districato, così perfetto e così civile ridotto, come Cino da Pistoia e l'amico suo nelle loro canzoni dimostrano.
Page 356 - ... son venute; ma riducendosi nel parlare, con i modi, con i casi, con le differenze e con gli accenti, fanno una medesima consonanza con i vocaboli di quella lingua che trovano, e cosi diventano suoi; perché altrimenti le lingue parrebbono rappezzate e non tornerebbono bene.
Page 248 - ... guai. E la radice è quest'unica; che la lingua italiana non è stata mai parlata: che è lingua scritta, e non altro; e perciò letteraria, e non popolare; e che se mai verrà giorno che le condizioni d'Italia la facciano lingua scritta insieme e parlata...
Page 103 - ... intraprendere le cose del Comune, se il concetto non è di farle corrispondenti ad un cuore, che vien fatto grandissimo, perchè composto dell' animo di più cittadini uniti insieme in un sol volere.
Page 103 - Attesoché la somma prudenza di un popolo di origine grande sia di procedere negli affari suoi di modo, che dalle operazioni esteriori si riconosca non meno il savio che magnanimo suo operare: si ordina ad Arnolfo...
Page 310 - A . Ah ! son pur io la bestia : imbianco il pelo, Questa lingua scrivendo e non sapendo. Tosco innesto son io, su immondo stelo.
Page 40 - Ecco i due Guidi , che già furo in prezzo ; Onesto Bolognese ; ei Siciliani , Che fur già primi, e quivi eran da sezzo...
Page 117 - Dante non riconoscendo il principato osservato da lui e preteso da' suoi contemporanei, del proprio dialetto? Certo sì, a parer mio; ma potè essere indotto in errore dalla novità di tal fatto non universalmente riconosciuto, se non appunto dopo lui, e per effetto di lui; e forse da quella sua natura larga e per cosi dire eclettica , che gli faceva abbracciare tutte le scienze , scrivere in tutti gli stili , accettare tulli i dialetti e raccogliere da tutti questi ed anche dalle lingue straniere...
Page 119 - Adunque, ritrovato quello che cercavamo, di» como, che il volgare illustre, cardinale, aulico e » cortigiano in Italia è quello, il quale è di tutte » le città italiane, e non pare che sia di niuna , » col quale i volgari di tutte le città d' Italia si » hanno a misurare, ponderare e comparare.

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